La trascrizione forense di intercettazioni ambientali
Il restauro del segnale nelle intercettazioni ambientali
Nella trascrizione forense, capita di sovente di essere chiamati – come periti o consulenti tecnici di parte – a trascrivere intercettazioni ambientali, ovvero conversazioni captate a mezzo di microspie installate nei posti più “strani”, a seconda dell’ambiente/luogo target e per la loro stessa natura.
Il segnale oggetto di queste captazioni – che viene registrato – è soggetto a forti variazioni di livello in funzione della distanza tra il microfono e le persone che parlano e non solo, accade spesso che più voci si sovrappongano e/o che ci siano forti rumori ambientali in sottofondo – immaginate una microspia installata su un’autovettura che poi si sposta, magari su fondi stradali molto dissestati.
Va da sé che in questi casi l’audio registrato può risultare totalmente o parzialmente incomprensibile. In questi casi il perito è chiamato a valutare il tema del restauro o filtraggio ovvero di quelle attività volte a rendere il più intellegibile possibile il segnale e quindi l’audio, migliorando così la qualità e l’affidabilità della trascrizione forense.
Il punto è che trattare le tracce audio comporta che l’operatore abbia disponibilità di software specifici e, soprattutto, esperienza e competenza nel trattare tracce audio; competenza ed esperienza che non tutti i “periti trascrittori” hanno.
Esperienza e competenza sono quindi assolutamente indispensabili per arrivare a definire con precisione quando e in che misura il miglioramento può avvenire senza alterare il segnale, ovvero senza alterare la copia originaria.
L’eventuale filtraggio che si andrà a porre in essere deve essere, sempre, accuratamente documentato nella relazione in modo che possa essere riprodotto da altri esperti, secondo gli standard di settore.
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