“Indagine sulle Intercettazioni: Le Principali Conclusioni”

“Indagine sulle Intercettazioni: Le Principali Conclusioni”

 

Documenti conclusivi di indagini conoscitive svolte dalla Seconda Commissione del Senato DOC. XVII, N. 1

L’indagine conoscitiva condotta dalla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, focalizzata sulle intercettazioni e sul loro impatto, è giunta a una serie di importanti conclusioni.

Il presente contributo riassume le principali scoperte emerse dalla relazione completa.

L’indagine, avviata nel 2022 e autorizzata dal Presidente del Senato, ha esaminato varie sfaccettature delle intercettazioni, inclusi i limiti di ammissibilità, i presupposti e le forme di autorizzazione, i dati statistici, i costi associati e l’impatto delle nuove normative in vigore dal 2020.

La Commissione ha svolto 46 audizioni in 17 sedute. Sono stati auditi magistrati e giudici, alti ufficiali delle forze dell’ordine, docenti universitari ed accademici oltre che esperti periti/consulenti tecnici. Tra questi ultimi, è opportuno sottolineare la partecipazione dell’ingegnere Paolo Reale e del dottor Paolo Dal Checco, entrambi figure di spicco nel campo dell’informatica forense e delle trascrizioni forensi.

Le Conclusioni Principali

Le Conclusioni Principali

  1. Intercettazioni e Garanzia dei Diritti: La protezione dei diritti fondamentali dei cittadini può essere garantita solo attraverso procedure giuridiche con la supervisione di un giudice terzo e imparziale. Questa è una pietra angolare per assicurare il controllo costante delle procedure e la tutela dei diritti inviolabili delle persone coinvolte.
  2. Interferenze Preventive: La Commissione si oppone al potenziamento delle cosiddette “intercettazioni preventive.” Questo ampliamento potrebbe comportare ascolti generalizzati delle comunicazioni dei cittadini con l’unico risultato di non utilizzabilità delle prove nel processo.
  3. Utilizzo dei Risultati delle Intercettazioni: La Commissione raccomanda una revisione della legge in modo da rendere ragionevole l’utilizzo dei risultati delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli per cui sono state disposte.
  4. Protezione della Riservatezza: È essenziale garantire la tutela della riservatezza e dei diritti di privacy dei cittadini. L’ampliamento delle intercettazioni dovrebbe essere attentamente bilanciato con tutele adeguate.

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Introduzione

Introduzione

L’indagine sull’argomento delle intercettazioni, promossa dalla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica e autorizzata dal Presidente del Senato, ha fornito un quadro approfondito e informato su questo tema di rilevanza cruciale. Prima di esaminare nel dettaglio le conclusioni a cui l’indagine è giunta, suddivise per macro argomenti, diamo uno sguardo al contesto e ai temi principali trattati.

 

 

Le Conclusioni per Macro Argomenti:

Ora, vediamo nel dettaglio le conclusioni a cui l’indagine è giunta, suddivise per macro argomenti. Questo resoconto metterà in evidenza i punti chiave che emergono dal documento integrale.

Premessa
La Commissione del Senato, alla luce delle numerose audizioni e degli approfondimenti effettuati presso alcune Procure della Repubblica, ha raggiunto alcune importanti conclusioni riguardo alle intercettazioni.

In particolare, sono emerse alcune questioni rilevanti:

  1. Irrenunciabilità delle Intercettazioni: La Commissione ritiene che le intercettazioni siano un mezzo indispensabile nella ricerca della prova e, pertanto, la loro irrinunciabilità debba essere preservata. Tuttavia, è fondamentale evitare abusi e violazioni delle libertà fondamentali attraverso una riforma che mantenga un principio di proporzionalità.
  2. Modulazione delle Garanzie: La disciplina delle intercettazioni dovrebbe modulare il livello delle garanzie in modo proporzionale al grado di invasività dello strumento di captazione nella sfera privata dell’individuo.
  3. Problemi nella Esecuzione delle Intercettazioni: Le riforme precedenti non hanno affrontato adeguatamente il problema dell’esecuzione delle intercettazioni, specialmente quando coinvolgono strumenti e modalità captative gestiti da soggetti privati. È necessario garantire la sicurezza e l’integrità dei risultati delle intercettazioni eseguite mediante il captatore informatico.
  4. Inadeguatezza della Disciplina Normativa: La disciplina normativa attuale presenta carenze, come la mancanza di adeguati controlli sui requisiti tecnici prescritti e la mancanza di strumenti per prevenire alterazioni dei dati del dispositivo target. Inoltre, il regime sanzionatorio non tiene conto dell’importanza di tali requisiti rispetto al valore probatorio dei dati.
  5. Riforme Tecnologiche Necessarie: La disciplina normativa deve essere aggiornata per affrontare i progressi tecnologici in corso. Ad esempio, è necessario affrontare i problemi relativi alla conformità degli apparati informatici forniti da enti privati, la gestione dei dati delle intercettazioni, e la circolazione dei risultati delle intercettazioni.
  6. Effettività del Diritto di Difesa: La limitazione all’ascolto delle registrazioni ritenute non rilevanti dal pubblico ministero rappresenta un ostacolo al diritto di difesa, poiché non sempre consente al difensore di esaminare completamente il materiale intercettativo.
  7. Circolazione dei Risultati delle Intercettazioni: La questione della circolazione dei risultati delle intercettazioni in procedimenti diversi è stata oggetto di controversia e richiede un’interpretazione chiara e condivisa, in modo da garantire un equilibrio tra la tutela dei diritti e la necessità di utilizzare le prove.
  8. Utilizzo delle Tecnologie Evolutive da Parte della Criminalità: La criminalità utilizza sempre più tecnologie evasive per sfuggire alle intercettazioni, come reti di criptofonia e il dark web. È necessario affrontare questa sfida con interventi normativi adeguati.

In sintesi, la Commissione del Senato ha concluso che è necessaria una riforma approfondita della disciplina delle intercettazioni per garantire l’efficacia nella ricerca della prova, nel rispetto dei diritti fondamentali e nell’adeguamento ai progressi tecnologici.

Il captatore informatico e le garanzie di veridicità delle rilevazioni ai fini processuali

Il captatore informatico e le garanzie di veridicità delle rilevazioni ai fini processuali

La Commissione in questo punto affronta le questioni legate all’uso del captatore informatico nelle intercettazioni e le garanzie di veridicità delle rilevazioni ai fini processuali. Ecco un commento punto per punto:

  1. Controllo Successivo sulle Operazioni: Il documento evidenzia la mancanza di strumenti che consentano un controllo efficace sulle operazioni compiute con il captatore informatico. Questo è un problema importante, considerando che il captatore può non solo ispezionare il contenuto di un dispositivo ma anche alterarne i dati. La proposta di introdurre strumenti di tracciamento per registrare tutte le operazioni è valida e potrebbe contribuire a prevenire alterazioni.
  2. Importanza della Genuinità dei Dati: Il documento sottolinea giustamente l’importanza della genuinità dei dati e delle informazioni acquisite tramite il captatore informatico. Questi dati sono fondamentali per l’accertamento dei fatti in un procedimento giudiziario, e quindi è essenziale prevenire qualsiasi rischio di alterazione.
  3. Blockchain per i Captatori Informatici: La proposta di istituire una blockchain per i captatori informatici per garantire la completezza della catena di custodia della prova è interessante. Questo strumento potrebbe contribuire a monitorare e registrare tutte le operazioni svolte, riducendo il rischio di manipolazione.
  4. Programmi Informatici non Conformi: Il documento sottolinea la necessità di chiarire le conseguenze dell’uso di programmi informatici non conformi ai requisiti di sicurezza. Questo è importante per garantire che le prove raccolte siano affidabili e non siano state alterate.
  5. Inutilizzabilità delle Prove: La proposta di valutare l’introduzione di un caso specifico di inutilizzabilità in caso di programmi informatici non conformi è valida. Questo potrebbe contribuire a disincentivare l’uso di programmi che non soddisfano i requisiti di sicurezza.
  6. Storage dei Dati: La questione dell’archiviazione dei dati nei server delle Procure è rilevante, specialmente considerando la possibile delocalizzazione dei dati in server fuori dal territorio nazionale. L’introduzione di divieti sull’archiviazione tramite sistemi cloud al di fuori del territorio nazionale può essere una misura adeguata per garantire la sicurezza e la riservatezza dei dati.
  7. Rischi legati all’Installazione: L’installazione di applicazioni da piattaforme liberamente accessibili può comportare rischi per la riservatezza, dato che terzi estranei alle indagini potrebbero installare il captatore. La proposta di consentire solo l’uso di applicazioni che impediscano l’acquisizione da parte di terzi è una misura sensata per garantire la sicurezza dell’indagine.
  8. Ampliamento dell’Uso del Captatore: Il documento solleva la questione dell’ampliamento dell’uso del captatore informatico a reati di minore gravità, come i reati contro la pubblica amministrazione. Questa decisione dovrebbe essere ponderata attentamente, considerando il principio di proporzionalità tra l’obiettivo di interesse generale e la gravità del reato.

Complessivamente, il documento sottolinea la necessità di riforme normative per affrontare le sfide legate all’uso del captatore informatico nelle indagini, garantendo al contempo l’integrità delle prove e la protezione dei diritti individuali.

L’uniformità della disciplina degli appalti nella scelta degli operatori privati del settore delle intercettazioni: white list e verificabilità delle procedure informatiche da parte del committente pubblico

L’uniformità della disciplina degli appalti nella scelta degli operatori privati del settore delle intercettazioni: white list e verificabilità delle procedure informatiche da parte del committente pubblico

Il punto 5.3 del documento della Commissione del Senato riguarda l’uniformità della disciplina degli appalti nella scelta degli operatori privati nel settore delle intercettazioni, inclusi i requisiti per le società di servizi di captazione e la certificazione degli strumenti di captazione. Ecco alcune considerazioni e commenti:

  1. Verifica da Parte del Ministero della Giustizia: Il documento suggerisce che il Ministero della Giustizia dovrebbe essere responsabile di verificare la qualità e la conformità alle norme dei servizi forniti dalle società e dagli operatori nel settore delle intercettazioni. Questa proposta potrebbe contribuire a garantire un maggiore controllo e uniformità nella qualità dei servizi.
  2. Individuazione delle Società di Servizi di Captazione: Il documento mette in evidenza la rilevanza delle società private fornitori di servizi nelle operazioni di intercettazione. Il principale problema sollevato è la difficoltà di valutare l’adeguatezza tecnica dei servizi forniti. L’introduzione di una normativa che consenta al Ministero della Giustizia di gestire i rapporti contrattuali con le società e di esercitare i relativi controlli potrebbe risolvere questa problematica.
  3. White List degli Operatori e Certificazione degli Strumenti di Captazione: La proposta di creare una “white list” di operatori autorizzati e di certificare gli strumenti di captazione è interessante. Questo approccio contribuirebbe a garantire l’affidabilità degli strumenti utilizzati nelle intercettazioni. Inoltre, la proposta di un sistema certificativo nazionale, basato su standard di riferimento, è valida e potrebbe aumentare la fiducia nei servizi di intercettazione.
  4. Definizione Normativa di Captatore Informatico: Il documento suggerisce l’introduzione di una definizione normativa per il “captatore informatico”. Questo è un passo importante per chiarire e regolamentare questo strumento nelle operazioni investigative.
  5. Tracciamento Immodificabile degli Eventi: La proposta di utilizzare una blockchain per il tracciamento immodificabile degli eventi durante le procedure di captazione è un’idea interessante. Questo potrebbe aiutare a garantire l’integrità e la tracciabilità dei dati intercettati.
  6. Infrastrutture Digitali Centralizzate: Il documento fa riferimento al decreto-legge 10 agosto 2023, n. 105, che stabilisce l’istituzione di infrastrutture digitali centralizzate per le intercettazioni. Questa iniziativa mira a migliorare l’efficienza, la sicurezza e l’aggiornamento tecnologico delle infrastrutture utilizzate nelle operazioni di intercettazione. Questa è una misura positiva che potrebbe contribuire a risolvere alcune delle criticità riscontrate nelle indagini.

Complessivamente, il documento sottolinea la necessità di una regolamentazione più rigorosa e di un maggiore controllo pubblico nelle operazioni di intercettazione per garantire l’integrità delle prove e la riservatezza dei dati.

Le garanzie per gli avvocati difensori

Le garanzie per gli avvocati difensori

Il punto 5.4 del documento della Commissione del Senato riguarda le garanzie per gli avvocati difensori, in particolare per quanto riguarda le comunicazioni tra l’avvocato e l’assistito. Ecco alcune considerazioni e commenti:

  1. Inviolabilità delle Comunicazioni Avvocato-Assistito: Il principio dell’inviolabilità delle comunicazioni tra difensore e assistito è fondamentale per il diritto di difesa di una persona accusata di un reato. Tuttavia, il documento evidenzia una possibile erosione di tale principio, nonostante il divieto di intercettazione previsto dalla legge. La mancanza di sanzioni efficaci per la violazione di questo divieto è un problema significativo e andrebbe affrontata una normativa più rigorosa per garantire la riservatezza delle comunicazioni avvocato-assistito.
  2. Blindatura dell’Archivio Digitale: L’obbligo per i difensori di ascoltare ore di intercettazioni presso la Procura a causa della “blindatura” dell’Archivio digitale rappresenta una sfida significativa per l’esercizio del diritto di difesa. La proposta di consentire ai difensori di accedere all’intero materiale conservato presso l’ADI potrebbe semplificare l’esercizio del diritto di difesa e migliorare la selezione di elementi a favore dell’assistito.
  3. Sequestro di Dispositivi Informatici: Il documento solleva una preoccupazione legata al sequestro di dispositivi informatici come smartphone, tablet e PC. La mancanza di tutele equivalenti a quelle previste per le intercettazioni potrebbe comportare violazioni della privacy. La proposta di uniformare il livello di garanzie e di confluire i dati dei dispositivi sequestrati nell’Archivio delle intercettazioni è un suggerimento valido.
  4. Disciplina Specifica per il Sequestro di Dispositivi Informatici: La creazione di una disciplina specifica che fissi principi chiari relativi al sequestro di dispositivi informatici è una misura importante per garantire la trasparenza e il rispetto dei diritti. Questa disciplina dovrebbe includere la copia forense, l’accesso ai dati rilevanti e la distruzione dei dati inutili.

In generale, le proposte avanzate nel documento mirano a migliorare le garanzie per gli avvocati difensori e a garantire un esercizio più efficace del diritto di difesa nelle indagini penali, rispettando nel contempo i principi di riservatezza e la tutela dei diritti degli accusati.

Il sequestro dei dispositivi informatici: un problema aperto sulle garanzie dei contenuti, anche di quelli non oggetto delle indagini

Il sequestro dei dispositivi informatici: un problema aperto sulle garanzie dei contenuti, anche di quelli non oggetto delle indagini

Nel corso dell’indagine conoscitiva, in numerose audizioni, è stato rilevato come, mentre le captazioni godono di garanzie procedimentali rilevanti e di una forte tutela della riservatezza una volta depositate nell’ADI, di analoghe tutele non gode invece il sequestro di dispositivi informatici come smartphone, tablet e pc. La materia, infatti, viene trattata con gli strumenti ordinari, attribuendosi al contenuto dei dispositivi informatici natura di documento, nonostante si tratti molto spesso di contenuti comunicativi rilevanti analoghi a quelli delle intercettazioni. Inoltre, si tratta di attività di ricerca della prova che, pur essendo particolarmente invasiva, è oggi possibile per qualunque tipo di reato, persino per le contravvenzioni, senza sottostare a condizioni di ammissibilità come quelle previste dall’articolo 266 del codice di procedura penale.

È stato auspicato pertanto, con riferimento a tutti gli strumenti che incidono sul domicilio informatico (come il sequestro di un telefonino) un intervento del legislatore che tuteli la riservatezza dei dati. Allo stato esiste una disciplina molto stringente sullo stralcio delle informazioni acquisite tramite le intercettazioni mentre, nel caso di sequestro di uno smartphone, in cui è oramai contenuta la vita di una persona, tutte le informazioni vengono poi messe a disposizione delle parti, non essendo previsto il segreto a tutela della riservatezza, come invece per i dati contenuti nell’Archivio digitale. Molte volte – così è stato sottolineato – i dati sensibili e riservati pubblicati dai giornali derivano non già da intercettazioni in senso tecnico, ma da materiale informatico proveniente dal sequestro di un dispositivo informatico.

Al fine di uniformare il livello delle garanzie, la soluzione prospettata dalla maggioranza degli auditi (magistrati, avvocati, professori universitari) consiste nel far confluire i dati tratti dal telefonino sequestrato nell’Archivio delle intercettazioni e nell’assicurare il segreto investigativo fino al momento della selezione del materiale utile eseguita dal pubblico ministero sulla falsariga dell’articolo 268 del codice di procedura penale, secondo, dunque, il principio del contraddittorio, sia pur posticipato, davanti al giudice.

Da quanto emerso nel corso delle audizioni, atteso che ogni Procura al riguardo agisce in autonomia, appare necessaria una specifica disciplina che fissi i principi in relazione al sequestro dei dispositivi informatici, anche stabilendo i presupposti e la competenza ad emettere tale provvedimento (giudice o pubblico ministero).

Questa disciplina dovrebbe prevedere che subito dopo il sequestro venga eseguita una copia forense, su cui effettuare gli accertamenti tecnici, e che vengano salvati solo i dati rilevanti, con l’ulteriore previsione che, al termine degli accertamenti, avvenga la restituzione della copia forense e la distruzione dei dati.

Il contrasto alla criminalità e l’utilizzo di nuove tecnologie: criptofonini e dark web

Il contrasto alla criminalità e l’utilizzo di nuove tecnologie: criptofonini e dark web

Il punto 5.6 della relazione affronta il tema del contrasto alla criminalità organizzata e l’uso di nuove tecnologie, in particolare i criptofonini e il dark web. La relazione sottolinea l’importanza di governare efficacemente la tecnologia per garantire il governo dell’amministrazione della giustizia, poiché la criminalità organizzata, in particolare nel narcotraffico e nel riciclaggio, sta sfruttando sempre più strumenti tecnologici sofisticati.

Criptofonini: La relazione evidenzia che le organizzazioni criminali stanno usando criptofonini, telefoni che consentono la comunicazione cifrata tramite piattaforme e server dedicati. Questi telefoni non hanno le funzionalità tradizionali dei telefoni e impiegano una crittografia che rende i dati delle comunicazioni e quelli memorizzati nei dispositivi inintelligibili per l’intercettazione telefonica e le indagini forensi. Inoltre, la produzione e la commercializzazione di questi sistemi non sono vietate, sebbene spesso siano commercializzati da società legate alla criminalità organizzata.

La relazione suggerisce che è necessario un intervento normativo primario per affrontare questa sfida. Ciò potrebbe includere il divieto di erogare servizi di criptofonia senza una dichiarazione di conformità alle autorità preposte e l’importazione di strumenti di criptofonia in canali comunicativi non censiti. Inoltre, si potrebbe estendere l’ambito di applicazione della legge in materia di crimine organizzato transnazionale per coprire l’uso di telefoni criptati.

È importante notare che la relazione suggerisce anche l’importanza di dotare le autorità inquirenti di strumenti di decodifica degli algoritmi di cifratura, e l’Unione europea sta finanziando progetti per lo sviluppo di tecnologie di intercettazione e analisi forense per comunicazioni cifrate.

Dark Web: Il rapporto menziona il problema del dark web, una parte del deep web che costituisce un internet parallelo accessibile solo attraverso specifici browser e configurazioni particolari. Si stima che la maggior parte dei contenuti presenti sul dark web siano illeciti, poiché offre un alto grado di anonimato e non rintracciabilità delle connessioni. In questa zona si trova un “mercato digitale” parallelo in cui è possibile acquistare armi, droghe e persino delitti su commissione.

La relazione suggerisce che per contrastare le attività illecite sul dark web, sia necessario un monitoraggio più approfondito e una maggiore formazione del personale dell’amministrazione della giustizia e delle forze di polizia. Inoltre, potrebbero essere necessarie soluzioni normative e organizzative per rafforzare le capacità di contrasto dell’autorità giudiziaria e delle forze di polizia.

Formazione del personale dell’amministrazione della giustizia e delle forze di polizia. Digitalizzazione e implementazione delle tecnologie informatiche

Formazione del personale dell’amministrazione della giustizia e delle forze di polizia. Digitalizzazione e implementazione delle tecnologie informatiche

Il punto 5.7 della relazione riguarda la formazione del personale dell’amministrazione della giustizia e delle forze di polizia, nonché la digitalizzazione e l’implementazione delle tecnologie informatiche. Questo è un aspetto cruciale per garantire l’applicazione delle norme in materia di intercettazioni e la protezione dei diritti fondamentali.

La relazione sottolinea la necessità di un impegno costante da parte delle istituzioni per fornire formazione continua e aumentare le risorse umane e strumentali necessarie per gestire il progresso tecnologico. In particolare, la formazione deve essere rivolta alla magistratura, alla polizia giudiziaria e a tutto il personale coinvolto nell’amministrazione della giustizia.

Un punto chiave è l’importanza di formare il personale in termini di conoscenza tecnologica (know-how tecnologico), in quanto la polizia giudiziaria è spesso responsabile della selezione delle conversazioni rilevanti per le indagini. Questo implica la necessità di implementare protocolli che guidino la polizia giudiziaria a evitare la trascrizione di informazioni irrilevanti nelle informative di reato.

La relazione afferma che è essenziale assumere personale tecnico informatico qualificato all’interno degli uffici giudiziari, come gli amministratori di sistema, per collaborare con i fornitori di servizi, monitorare le attività e intervenire in caso di incidenti. La digitalizzazione e l’automatizzazione dell’intera gestione delle indagini, compreso il deposito dei documenti, sono inoltre fondamentali per garantire un trattamento sicuro ed efficiente delle informazioni riservate.

L’adeguamento infrastrutturale, come l’implementazione di sistemi di backup dati e l’espansione della memoria dei server, è considerato essenziale per garantire la continuità dei servizi. La relazione enfatizza la necessità di eliminare la “subalternità tecnologica” dell’amministrazione della giustizia e degli apparati di polizia e di prevenire che le tecnologie utilizzate nelle indagini siano gestite esclusivamente da soggetti privati.

In generale, l’obiettivo è razionalizzare e securizzare il sistema, migliorando l’efficacia delle indagini e garantendo il corretto trattamento dei dati personali delle persone coinvolte nelle indagini e nei processi. Questa iniziativa è essenziale per proteggere i diritti fondamentali e contrastare la criminalità in un ambiente digitale in continua evoluzione.

La proroga delle intercettazioni

La proroga delle intercettazioni

Il punto 5.8 della relazione riguarda la questione della proroga delle intercettazioni, sottolineando l’importanza di considerare la durata delle intercettazioni e il collegamento tra questa durata e il termine delle indagini preliminari. Questo aspetto è cruciale per garantire l’effettiva proporzionalità di questo mezzo di ricerca della prova e per evitare intrusioni sproporzionate nella sfera privata dei cittadini.

La relazione fa notare che la durata delle intercettazioni potrebbe diventare incompatibile con l’inviolabilità della segretezza e della libertà delle comunicazioni, in particolare se tali intercettazioni vengono protratte per molti anni senza risultati attuali rispetto al reato originale per cui sono state autorizzate. Questo solleva il rischio di una compressione inutile di diritti fondamentali.

La riforma Cartabia ha imposto alcune limitazioni alla proroga delle indagini preliminari, ma la relazione evidenzia che esiste un rischio che tali limiti non vengano applicati nel caso in cui vengano iscritti nuovi reati o nuovi indagati, spostando così il termine delle indagini e consentendo l’ulteriore utilizzo delle intercettazioni. La relazione suggerisce la necessità di un intervento chiarificatore che stabilisca chiaramente questo collegamento tra la durata delle intercettazioni e il termine delle indagini.

Inoltre, la relazione propone un supplemento di riflessione sulla disciplina attuale, prendendo in considerazione esempi da altri ordinamenti come quello tedesco e francese, che prevedono una durata fissa per le intercettazioni. Questa potrebbe essere una via da esplorare per garantire una maggiore proporzionalità nell’uso di questo strumento.

Infine, la relazione menziona la possibilità che il giudice per le indagini preliminari esamini l’intero fascicolo delle indagini fin dall’inizio, anziché solo la richiesta di autorizzazione delle intercettazioni, al fine di ottenere una visione completa del contesto e del ruolo del soggetto che si intende intercettare. Questo potrebbe contribuire a una migliore valutazione dell’opportunità delle intercettazioni.

 

Intercettazioni indirette: la circolazione dei risultati delle intercet­tazioni

Intercettazioni indirette: la circolazione dei risultati delle intercet­tazioni

Il punto 5.9 della relazione verte sulla questione della circolazione dei risultati delle intercettazioni e l’interpretazione dell’articolo 270 del codice di procedura penale, che regola la possibilità di utilizzare tali intercettazioni in procedimenti diversi da quelli per cui sono state autorizzate. La relazione menziona una sentenza della Corte di cassazione, la sentenza Cavallo, del 2020, che ha chiarito il concetto di “procedimento diverso” e l’ambito di applicazione della deroga al divieto di utilizzo del contenuto delle intercettazioni in altri procedimenti. Questo significa che le intercettazioni autorizzate per un determinato reato possono essere utilizzate anche in casi strettamente connessi, secondo quanto previsto dall’articolo 12 del codice di procedura penale.

Tuttavia, il legislatore non sembra aver condiviso completamente questa interpretazione e, attraverso il decreto-legge del 30 dicembre 2019 e la legge del 28 febbraio 2020, ha modificato l’articolo 270 del codice di procedura penale, estendendo la deroga al divieto di utilizzo delle intercettazioni anche a reati dell’articolo 266, comma 1, senza necessariamente richiedere una connessione stretta tra i reati o valutare i presupposti previsti dall’articolo 267 del codice di procedura penale.

La Commissione ritiene che sia necessario riesaminare questa materia alla luce dei principi espressi dalla sentenza delle Sezioni Unite, cercando di bilanciare gli interessi costituzionali coinvolti. In questa prospettiva, la Commissione ritiene opportuno rendere costituzionalmente ragionevole l’utilizzabilità delle intercettazioni in relazione a reati diversi da quelli per cui sono state autorizzate. Tuttavia, al fine di garantire la piena tutela dei diritti fondamentali, si sottolinea l’importanza di mantenere il principio generale secondo cui la deroga alla garanzia costituzionale deve applicarsi solo in riferimento a una specifica fattispecie criminosa ben definita.

Intercettazioni preventive

Intercettazioni preventive

ll punto 5.10 della relazione verte sulle cosiddette “intercettazioni preventive” e sottolinea l’importanza della tutela della riservatezza e della sfera individuale dei cittadini attraverso procedure di garanzia inserite all’interno di un procedimento giurisdizionale. La supervisione di un giudice terzo e imparziale è considerata fondamentale per garantire un costante controllo delle procedure e la protezione dei diritti inviolabili degli individui.

La Commissione esprime la sua contrarietà al potenziamento delle intercettazioni preventive. Questo tipo di intercettazioni comporterebbe la possibilità che l’autorità pubblica, nell’aspettativa di individuare notizie di reato per svolgere successive investigazioni, sia autorizzata a effettuare ascolti generalizzati delle comunicazioni di chiunque, con l’unica limitazione che tali intercettazioni non siano utilizzabili in un processo. La Commissione ritiene che, nonostante la garanzia processuale dell’inutilizzabilità, ci siano coinvolti diritti fondamentali e inviolabili garantiti dalla Costituzione, che non dovrebbero essere compressi se non in specifici e limitati casi. Inoltre, l’uso indiscriminato delle intercettazioni le trasformerebbe in mezzi di ricerca della prova, senza che possano costituire direttamente la base per le decisioni dei giudici. Pertanto, la Commissione ritiene essenziale ribadire il perimetro fissato dall’articolo 15 della Costituzione, secondo il quale la limitazione del principio di inviolabilità e segretezza della corrispondenza e delle comunicazioni può avvenire solo attraverso un atto motivato dell’autorità giudiziaria, con le garanzie stabilite dalla legge.

In sintesi, il punto 5.10 enfatizza la necessità di bilanciare la tutela dei diritti individuali con la necessità di investigare in materia penale. La Commissione ritiene che le intercettazioni preventive non dovrebbero essere potenziate in quanto potrebbero minare i diritti fondamentali dei cittadini e trasformare le intercettazioni in strumenti indiscriminati di ricerca della prova, piuttosto che preservare il principio costituzionale di inviolabilità e segretezza delle comunicazioni. La supervisione di un giudice è vista come una garanzia cruciale per evitare abusi in questo contesto.

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